Lavoro: le tendenze nel 2022

Lavoro: le tendenze nel 2022

Secondo il report “The Great Realization” di ManpowerGroup a guidare il mercato del lavoro verso la nuova normalità saranno i desideri dei lavoratori: il 49% delle persone sarebbe disposto a cambiare azienda a fronte di un maggior benessere

La pandemia di COVID-19 ha modificato in maniera significativa anche il mondo del lavoro, accelerando quei cambiamenti già previsti nel lungo periodo. Da un lato, l’adozione di nuove tecnologie e un maggiore focus sull’innovazione hanno portato a una maggiore richiesta di nuove competenze da parte delle imprese per affrontare tutte quelle sfide imposte dalla nuova normalità. Dall’altro, gli effetti della pandemia hanno portato molte persone a rivalutare le proprie priorità, attribuendo sempre più valore al benessere, all’equilibrio tra lavoro e vita privata e alla condivisione di valori con la propria azienda sulle principali istanze sociali, dall’inclusione alla lotta al cambiamento climatico.

Secondo Stefano Scabbio, Southern Europe President, ManpowerGroup, “Stiamo assistendo a quella che possiamo definire la ‘Great Realization’ un fenomeno che conferma la tendenza di molte persone a rivalutare le proprie priorità, attribuendo sempre più valore all’equilibrio tra lavoro e vita privata, all’inclusione e ai valori condivisi con il proprio datore di lavoro. L’attenzione a questo aspetto farà la differenza nell’attrarre e trattenere i migliori talenti e questo implica un cambiamento nelle risposte che le imprese dovranno dare a bisogni e priorità imposti dalla nuova quotidianità”.

Ed è proprio la centralità guadagnata dai desideri delle persone ad emergere dal report di ManpowerGroup “The Great Realization” in cui vengono analizzati i trend che plasmeranno il futuro del lavoro in Italia.

Così se il 49% dei lavoratori sarebbe disposto a cambiare azienda per ottenere un maggiore benessere, a rivestire sempre più valore sono fattori come la flessibilità: poter scegliere l’orario di inizio e di fine giornata, ad esempio, viene indicato dal 51% delle persone, mentre il 39% sceglierebbe di avere più giorni di ferie per prevenire il bornout, 4 lavoratori su 10 invece vorrebbero decidere quando lavorare da remoto e cambiare i giorni ogni settimana per conciliare al meglio vita privata e lavoro.

L’Italia, inoltre, è il paese che registra la percentuale più alta di coloro che credono che il lavoro svolto sia importante e desiderano che il proprio contributo sia riconosciuto dalla propria azienda (77%), a cui si aggiunge un sempre più forte desiderio di sviluppare le proprie competenze e mantenerle aggiornate (81%) e apprendere nuove skill (74%).
2 dipendenti su 3, invece, desiderano lavorare per aziende di cui condividono i valori, che agiscono a sostegno delle comunità in cui operano e che si fanno portavoce di tematiche come la diversity, l’inclusività e l’uguaglianza.

A delineare il mercato del lavoro nel 2022 in Italia non sarà solamente l’affermarsi di un “nuovo lavoratore” i cui bisogni, aspettative e priorità sono cambiati radicalmente ma anche le strategie che le aziende saranno in grado di mettere in campo per attrarre e trattenere i lavoratori più competenti.

Si stima, infatti, che l’85% dei datori di lavoro italiani non riesca a trovare figure con le competenze di cui ha bisogno. Questo è particolarmente sentito nel mondo tech, dove 1 organizzazione su 5 a livello globale fatica nel trovare talenti (ad es. IT project manager, software developer, analisti per la cyber security e specialisti in ambito IA). Diventa, pertanto, fondamentale per un datore di lavoro individuare le leve principali per fidelizzare le proprie risorse e coinvolgere i migliori talenti: oltre il 30% delle aziende prevede di aumentare gli stipendi, 1 datore di lavoro su 5 invece prevede di offrire maggiori benefit, dagli orari flessibili ai congedi parentali e per i caregiver, dai piani di formazione al tutoring.

La rilevanza sociale di temi quali diversity, uguaglianza, inclusione, appartenenza, ma anche sostenibilità e responsabilità sociale e ambientale, sta inoltre spingendo le aziende ad accrescere il proprio impegno in questi ambiti, considerati ormai funzionali a costruire un ambiente di lavoro virtuoso in cui attrarre e mantenere i talenti, grazie a un universo valoriale condiviso. Basti pensare che oltre il 30% delle imprese ha già implementato programmi di formazione su diversità e inclusione, mentre 1 su 5 prevede di lanciarli entro i prossimi sei mesi. Inoltre, 2 organizzazioni su 3 indicano i fattori ESG come un proprio focus fondamentale, e 6 aziende su 10 legano gli obiettivi ESG al proprio fine ultimo.

I trend in atto, dunque, stanno spingendo le aziende in una corsa al cambiamento per essere in grado di accogliere i talenti necessari. A risultare più attrattive, quindi, saranno quelle aziende che sapranno coniugare flessibilità e attenzione alla crescita delle proprie risorse, con un impatto positivo sull’intera società.

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