Tananai (Alberto Cotta), un nome di cui si parla da qualche tempo, e che il pubblico apprezza. Tananai, un termine dialettale per un nuovo cantautore milanese che racconta l’amore con stile originale e saracastico.
Sull’onda del successo di “Giugno”, brano inserito in diverse playlist di Spotify che è andato e sta andando benissimo, Tananai ha pubblicato l’ep “Piccoli boati”, che ci ha raccontato così in questa intervista.
Vuoi presentarti a chi non dovesse conoscerti ancora, magari partendo dal tuo nome d’arte?
Tananai è come mi chiamava mio nonno, perché da piccolo ero un pestifero. Ho incontrato la musica da ragazzino grazie a mio padre che dava lezioni di chitarra. Forse il mio primo atto di ribellione è stato non suonare la chitarra ma dedicarmi a produrre. Lo faccio praticamente ogni notte da quando ho imparato.
“Piccoli boati” parla moltissimo d’amore: come si fa a raccontare in maniera originale questo sentimento?
Non so se esista un modo per essere innovativi parlando d’amore: sicuramente a me viene spontaneo farlo in modo personale, ma non credo esista una ricetta per questo. Racconto il mio quotidiano, quello che ho provato io in prima persona. Se qualcuno ci si rispecchia, significa che non sono solo in questo.
“Grazie tante per mancarmi come mi manca il bidet quando vado all’estero”: è un verso di una tua canzone. Come ti è venuto in mente questo paragone?
Ero andato a suonare allo Sziget a Budapest e una volta tornato a MIlano mi sono reso conto di quanto mi fosse effettivamente mancato il bidet, così come mi sono reso conto che mi era mancata una certa persona. Credo che paradossalmente questo paragone così crudo manifesti una certa delicatezza del “mancarsi”, vissuto più come un piccolo disagio.
Il tuo stile pensi sia più malinconico o più sarcastico?
Direi decisamente malinconico, perchè sono un cazzone nella vita di tutti i giorni e quindi ho la necessità di tirare fuori quel lato di me nella musica.
Notti insonni e sacrifici: le canzoni per te nascono solo così,? Oppure anche le gioie sono spunto per la tua creatività?
Di solito scrivo per bisogno, spesso quando sono triste o qualcosa mi preoccupa ma anche quando qualcosa mi emoziona e voglio raccontarlo. Quando sono felice esco, penso meno a scrivere.
Che rapporto hai con Milano intesa sia come città sia come città della musica?
Amo molto Milano, oltre ad essere casa mia è un luogo che mi ha sempre regalato emozioni sempre nuove e diverse. Non credo esista una vera e propria scena musicale milanese, o meglio, è l’insieme di tante scene che qui trovano un palcoscenico aperto a tutto e pieno di possibilità. In questo senso è una meravigliosa città per fare musica.