"Da chi non te lo aspetti", il nuovo disco di Tricarico

Intervista-Tricarico presenta il nuovo album “Da chi non te lo aspetti”

Il disco contiene 11 canzoni inedite. Ospiti Arisa e Ale e Franz

Francesco Tricarico, o semplicemente Tricarico, ha un mondo creativo tutto suo. Questo ne fa un artista nell’accezione più essenziale della parola: si sporca le mani di colore, crea i suoi mondi, scrive canzoni. Negli ultimi anni, Francesco non solo ha dipinto e cantato, ma ha portato in scena lo spettacolo teatrale “Solo per pistola”.

La pittura e la musica corrono da tempo in parallelo nella sua vita. Nell’ultimo album, “Da chi non te lo aspetti” (arriva a distanza di tre anni da “Invulnerabile” e ha come ospiti Arisa e il duo di attori Ale e Franz), il legame è chiarissimo.

Tricarico: l’intervista

Francesco, presenti “Da chi non te lo aspetti” alla galleria d’arte Fabbrica Eos di Milano. Il titolo del disco stesso deriva da una mostra…

Esattamente, da una mostra fatta lo scorso marzo al Bar Giamaica di Brera. Io e il gallerista cercavamo un nome per l’esposizione, e “Da chi non te lo aspetti” venne fuori per caso dal comportamento di una persona, che non ci saremmo aspettati. Come frase può avere un’accezione negativa, come una pugnalata, o positiva, come un bacio.

Per te com’è?

Per me l’idea era positiva perché credo che siamo noi che permettiamo alle cose belle di arrivare, e sempre noi dobbiamo considerare quelle brutte dei passaggi che ci portano a momenti di nuovo benessere. Dalla mostra, poi, sono passato all’album.

“Da chi non te lo aspetti” è un concept album.

Sì. “Da chi non te lo aspetti” è il filo portante che unisce tutti i brani e ogni canzone è un’emozione, un’immaginazione, un’idea, un divertimento, un percorso per ritornare a se stessi. In quanto concept, mi piacerebbe creare una curiosità tale per cui l’interesse generato in chi lo ascolta sia pari alla lunghezza del cd.

Non sei l’unico, ma scegliere di proporre un concept album in tempi di ascolti frammentati e playlist personali…

C’è sempre una parte di persone curiose e interessate ad ascoltare. E’ un’epoca difficile la nostra, ma le difficoltà nel mondo della musica ci sono state sempre. Anche ai tempi di Mozart. Io e chi ha lavorato con me a questo disco abbiamo cercato di fare del nostro meglio, cercando di proporre qualcosa capace di interrompere un meccanismo, in cui sono dentro anche io: siamo tutti distratti da un cellulare, da un social… scriviamo un’email dimenticandoci di avere accanto una persona che per noi è un tesoro. Un concept album ha senso proprio per interrompere questa meccanica.

Consideri la tua una visione pessimista o realista?

Io vedo tutto in positivo perché l’ottimismo è la base. Tante cose sono apparentemente complicate, però io sono fiducioso. Così come credo che a un certo punto ci stancheremo di essere sempre protagonisti, di fare tutto noi, di fotografarci mentre facciamo qualsiasi cosa.

Torniamo al legame tra musica e arte: per te sono complementari?

Le canzoni dovrebbero essere arte, poverine. A me piace disegnare da sempre, sono contento di poter continuare a farlo con continuità. Quanto alla loro complementarietà, ragiono così: la musica non esiste, la registriamo o la mettiamo su un pentagramma, ma un tempo la cantavi e lei andava via. Il quadro invece resta lì, per cui le due cose si completano. Per quanto mi riguarda, la forza espressiva che ho messo nel dipinto torna nelle canzoni: una cosa arricchisce l’altra.

Hai già pensato a dei concerti?

Per i live c’è l’idea di non fermarsi mai, a prescindere dalle uscite discografiche. Suonare, cantare e spostare l’aria, questo è il bello della musica. A me piace il fatto di dover essere vivo e presente nel momento in cui canto: più lo sono, più darò qualcosa a chi ascolta.

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