Il nuovo doppio album di Vinicio Capossela è “Canzoni della cupa”. Parte il 28 giugno da Roma il tour “Polvere”
È disponibile da pochissimi giorni il nuovo album (doppio) di Vinicio Capossela, intitolato “Canzoni della cupa”. Si tratta di un’opera originale, su cui Capossela ha lavorato per ben 13 anni, e che arriva a 5 anni di distanza dal suo precedente disco di inediti.Vinicio Capossela racconta “Canzoni della cupa”
Ci presenti le “Canzoni della cupa”?
Ci tengo a dire che questo disco non è folk revival, nè ho fatto un lavoro filologico sui brani: piuttosto, attiene a un patrimonio che ci appartiene. Questo è un album composto da due lati: il lato “Polvere” secca perchè esposto al sole; il lato “Ombra” è il lato della luna e dei fantasmi, ma anche dei rovi. Il disco è legato alla civiltà millenaria che portiamo dentro, che ci regala bellezza e anche inquietudine, perché a entrarci di notte il buio ci rende i passi incerti. Mi sono addentrato nel nostro folclore: ho scoperto che sembra famigliare, ma è pieno di cose che ci inquietano.
Quando è iniziato il percorso che ti ha portato a realizzare questo doppio album?
Tredici anni fa, a Cabras, sul Golfo di Oristano: il paesaggio là mi ricorda alcune ambientazioni western. Anche l’Irpina (terra di origine dei genitori di Vinicio, nda) ha sempre avuto per me questa idea di frontiera. Ho iniziato questo progetto perché ero attratto da musica folk di Bob Dylan. Cercavo di raccontare qualcosa che avesse una radice folclorica che conoscevo. Ho iniziato a scrivere storie in forma di canzone, molto scarne all’inizio. Lasciate lì a riposare, le canzoni si sono riprodotte: quelle più autorali le ho inserite nella parte “Ombra”. La seconda parte delle registrazioni l’abbiamo fatta nel 2014-2015, in uno studio mobile in Irpinia e poi negli Stati Uniti.
Il disco è accompagnato da un booklet particolare…
Tutto il packaging è particolare. Un album di 29 brani, che parla di lupi mannari, di fantasmi, di un mondo mitico e mitologico oltre che rurale, è un’opera vasta che ha bisogno di un kit che consenta l’accesso al patrimonio che c’è dentro. Quindi la confezione abbastanza inedita contiene anche un indice di luoghi, animali, nomi che servono a orientarsi.
A giugno parte il tour “Polvere”.
Sì, la parte “Ombra” sarà quella autunale. Il 28 giugno inizia il tour con una formazione adatta al repertorio della “Polvere”, quindi con trombe, chitarre, due cupa cupa (strumenti ancestrali tipici dei paesi mediterranei), un violino: saremo in 11 su un palco che sarà piuttosto un campo di spighe rasate. La parte “Ombra” sarà portata dal vivo in autunno e nei teatri, con gli strumenti del diavolo, a partire dal violino.
Perché dedichi un tour specifico a ognuno dei due cd che compongono “Canzoni della cupa”?
È una separazione concettuale, non radicale. Si può attingere a quello che serve, i concerti sono una mediazione tra canzoni vecchie e nuove, si cerca di dare un’ambientazione comune ai brani.
Tu sei cantautore, poeta, scrittore, dirigi lo Sponz Fest (dal 22 al 28 agosto in Alta Irpinia). Hai in arrivo altri progetti?
Sì, ci sono altri lavori in corso. Ho da parte delle registrazioni non ancora pubblicate, ma è un lavoro complesso dare termine alle cose. Adesso però penso a questo lavoro che è un lavoro della vita, perché riguarda non un ‘io’ ma un ‘noi’.