Manuela Geranio spiega, in un video, che l’evoluzione del mercato rende più probabile la conclusione del merger tra London Stock Exchange e Deutsche Boerse rispetto ai tentativi del 2000 e del 2006. Ma dovranno essere rispettate tre condizioni
La fusione tra London Stock Exchange Group e Deutsche Boerse, se realizzata, potrebbe portare alla costituzione di uno dei principali player mondiali del settore, di dimensioni comparabili a quelle dei competitor americani e asiatici, spiega Manuela Geranio (Dipartimento di finanza della Bocconi, autrice del libro di prossima pubblicazione per l’editore Springer Evolution of the Exchange Industry. From Dealers’ Clubs to Multinational Companies) in un video.
In passato sono già stati realizzati due tentativi di fusione: nel 2000 e nel 2006, falliti nel primo caso per disaccordi sulla governance e nel secondo, perché il gruppo britannico ha preferito mantenere la propria indipendenza.
Questa volta, però, l’esito potrebbe essere diverso, perché nell’ultimo decennio le condizioni competitive della security and exchange industry sono cambiate radicalmente. Oggi il business è molto più articolato che in passato e quella che era l’attività core, il cash trading, si è trasformato in una sorta di commodity, mentre le principali fonti di reddito per le borse sono i derivati, il post trading, della produzione e diffusione di indici e di dati e i servizi di natura tecnologica.
Per mantenere una posizione di leadership su base internazionale, alle borse non basta essere capaci di gestire un business più complesso, ma devono anche acquisire maggiori dimensioni.
Nello specifico Londra è interessata ad acquisire una maggiore rilevanza nel segmento dei derivati, mentre la borsa tedesca è interessata a realizzare delle sinergie nell’area del post-trading per ridurre i costi e limitare l’intensità della competizione, visto che il suo principale concorrente su questo mercato è proprio la borsa londinese.
Tre condizioni decideranno se l’operazione può andare o meno a buon fine. La prima è l’accordo tra gli azionisti delle due borse, che dovranno pronunciarsi al riguardo. La seconda è il parere dell’Autorità europea antitrust, in merito a una possibile eccessiva concentrazione nell’ambito, in particolare, del post-trading. L’ultima è la possibile entrata in campo di un terzo incomodo, nelle vesti dell’Ice, la società che gestisce Nyse, la borsa di New York, che potrebbe presentare un’offerta per London Stock Exchange al fine di creare una borsa anglo-americana.