Ha idee chiare e un’energia incontenibile Irama, che avremo modo di sentire a Sanremo nelle Nuove Proposte con il brano “Cosa resterà”. Il 12 febbraio pubblica l’album che porta il suo nome.
Irama: il suo Festival
“Cosa resterà” è…
Un racconto di emozioni contrastanti che ho vissuto. Unisce melodie pop con la durezza del rap. Fin da bambino mi ha appassionato la musica, nell’adolescenza mi sono avvicinato al mondo dell’ hip hop. Così è nato il mio genere musicale, che non vuole etichette, e così è nato anche Irama.
Ci spieghi il nome d’arte che ti sei scelto?
Significa ritmo in malese. E poi Irama è l’anagramma di Maria, il mio secondo nome (Filippo Maria Fanti, nda). Ma non voglio sovraccaricare questa parola di significati. E’ come le piume che indosso: mi piacciono, fanno parte di me e non c’è altro da dire.
Sì, ma non ti sei scelto una parola francese, o inglese: perchè malese?
Questo non te lo dirò mai! (ride, nda).
Quale obiettivo ti aspetti di raggiungere al Festival?
Esserci è un grande onore. Spero che sia l’inizio del mio percorso artistico.
C’è una canzone di Sanremo che canticchi?
Devo dire di no. Amo follemente ascoltare le canzoni ma non le interpreto. Nemmeno le canticchio.
Come sarà il tuo album, “Irama”?
Ho fatto un disco a modo mio, in cui c’è il mio mondo, tra rap e cantautori (che sono l’altro mio punto di riferimento musicale). Apprezzo la ricercatezza delle metafore cantautorali, mentre il rap è il ‘pugno’ che mi piace inserire nelle canzoni, che però alla fine non vanno spiegate perchè perderebbero la loro magia.
Chi ha vinto Sanremo l’anno scorso?
Giovanni Caccamo. E Il Volo.
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