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Sanremo 2016-Intervista a Enrico Ruggeri

E con questa fanno 10. 10 volte al Festival, 2 vittorie: Enrico Ruggeri ritorna a Sanremo 2016 con “Il primo amore non si scorda mai”

Enrico Ruggeri il Festival l’ha vinto 2 volte, con “Si può dare di più” e “Mistero”. A Sanremo 2016 (decima volta all’Ariston per lui) presenta “Il primo amore non si scorda mai”, brano che anticipa “Un viaggio incredibile”, un doppio cd con 9 inediti e una selezione di brani scelti dal suo repertorio, compresi tra il 1986 e il 1991.

Enrico Ruggeri: il suo Festival

“Il primo amore non si scorda mai” è…

Una canzone con un testo che mi sembra che dica delle cose, non ermetico ma comunicativo. Quando ho iniziato a pensare che questo potesse essere l’anno giusto per andare a Sanremo, ho scremato le canzoni: al Festival durano 3 minuti e mezzo, via tutte quelle più corte e quelle più lunghe. “Il primo amore non si scorda mai” è il pezzo più rock tra tutti quelli in gara, e il rock pagò solo una volta a Sanremo, con “Mistero”.

Dieci volte al Festival…

La prima volta ci sono stato 36 anni fa. Su questo palco non mi prende l’ansia: sono più emozionato per la prima data di un mio tour in un teatro pieno di gente che esce di casa, paga un biglietto e viene lì esclusivamente per sentire me. Queste sono le sensazioni belle della vita. A Sanremo sei un ventesimo dell’attenzione del pubblico, però presenti un progetto a tante persone, e questo è bello. Io all’Ariston mi diverto.

Cosa rappresenta per te Sanremo?

Sanremo ha seguito il paese nel corso degli anni. Nel 1980 noi Decibel dopo 30 secondi al Festival abbiamo capito che avremmo lasciato un segno perchè non c’era internet. Venivamo da Londra, un mondo avanti 30 anni rispetto all’Italia: noi siamo arrivati con le camicie inglesi, gli occhiali, il taglio dei capelli, la musica inglese, tutte cose che senza internet la gente qui non conosceva. Oggi questo è improponibile: se uno fa una cosa diversa dagli altri in Indonesia, in 5 minuti lo sa tutto il mondo. Questo cambia le cose.

Quindi, visto che abbiamo già visto e sentito tutto, come si riesce a essere sempre nuovi?

Ti differenzia scrivere dei testi che abbiano una loro valenza. Spesso oggi i testi sono inutili rispetto a quelli di altre generazioni. Una volta andavi a cantare, prima di te aveva cantato Vecchioni poi arriva De Gregori; c’era tanta roba, c’erano testi scritti da persone che leggevano libri, che andavano in giro, si confrontavano, che conoscevano la vita. Oggi io sento testi totalmente autoreferenziali che parlano di microcosmi: a me piaceva lei, è andata con te, io soffro. Invece il bello di scrivere è raccontare un mondo in cui magari qualcuno si riconosce. Sono molto interessato al mio prossimo, la gente è interessante: per questo mi spiace quando sento testi così.

Come sarà il tuo album, “Un viaggio incredibile”?

Ho lavorato parecchio su questo disco, che contiene molte canzoni. Uno dei miei obiettivi è avere una mia identità sonora: la speranza è che con molte mie canzoni si capisca che sono io ancora prima che inizi a cantare. Vorrei anche cercare di differenziarmi dal suono radiofonico che si sente che è un po’ tutto uguale, quelle cose che si assomigliano tra di loro e che fanno aperitivo a Ibizia tra le sdraio. Allontanarti da questo mondo ti apre orizzonti ampi, e infatti io nel tempo ho realizzato canzoni molto diverse tra loro. Con “Il primo amore non si scorda mai” e con “Un viaggio incredibile” credo di aver centrato questo obiettivo.

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