Sarà pubblicato il 26 febbraio “Acrobati”, il nuovo album di Daniele Silvestri. Un disco che sta in equilibrio, che cammina sul filo, come facciamo un po’ tutti ogni giorno
Leggerezza e ironia, un sound che spazia dal rock al funky, dalla canzone d’autore all’elettronica: tutto questo è “Acrobati”, in 18 canzoni e 74 minuti di musica.
Daniele Silvestri: l’intervista
Quanto hai attinto all’attualità per scrivere i brani di “Acrobati”?
Ho cercato di evitare l’attualità, ma in questo disco ce n’è comunque molta. Ci sono persone più titolate di me per motivi anagrafici a raccontare il presente, magari con la passione e lo spirito battagliero che ho avuto in passato anche io. A 47 anni ho cercato di raccontare storie e portare l’ascolto in una dimensione un po’ più fanciullesca. E questo risultato l’ho ottienuto allontanandomi dall’attualità. Direi che questo è un disco più poetico che politico, anche se parlare di sentimenti è politica.
Quando hai annunciato l’arrivo di questo album hai detto che eri più emozionato che mai…
Era un mio dovere creare le condizioni perché questo lavoro sorprendesse me per primo. La libertà l’ho sempre avuta, ma dopo più di 20 anni di carriera possiedo anche il mestiere, e il mestiere può non coincidere con l’esplorazione di strade nuove. In “Acrobati” ho voluto fermare quel momento magico in cui dal nulla nasce qualcosa. Questa è la fonte dell’entusiasmo.
E’ vero che questo album è nato dalle note che avevi appuntate sul tuo cellulare?
Sì, erano dei semi-embrioni. Con quelli sono entrato in studio, per esercitare la libertà creativa insieme ad altre persone, fondamentali per questo disco come lo sono io. Mi sono permesso il lusso di andare a Lecce, allo studio di Roy Paci, senza un obiettivo preciso, con persone con cui volevo divertirmi a seminare. “Acrobati” lo abbiamo registrato con una libertà che forse non ho mai avuto, se non agli inizi quando scrivevo solo per me. Ho deciso di rispettare quel momento iniziale da cui è nato tutto, di non piegarlo alle necessità canoniche di una canzone. È stato un procedimento abbastanza acrobatico, non ho mai scritto in questo modo. Magari queste sono pippe mentali mie e a chi ascolta arriva la solita cosa (no, non arriva la solita cosa, nda).
Tra i tanti che hanno lavorato con te per realizzare “Acrobati” c’è anche Caparezza.
Era una vita che volevamo a vicenda fare qualcosa l’uno con l’altro, ma nessuno faceva mai quella telefonata. Un giorno mi è sembrato di avere un giro strumentale adatto a stuzzicarlo. Le chitarre dure gli sono sempre piaciute. Avevo in mente la parola ‘sale’ e volevo giocarci in ogni modo: quale penna migliore della sua per farlo? Gli ho telefonato e la cosa (il brano “La guerra del sale”) è nata con idee che rimbalzavano fra noi: cercavamo di far ridere e sorprendere l’altro.
Cosa puoi dirci della copertina (bellissima) del cd?
L’ha fatta Paolino De Francesco: quella di camminare sul filo è una pratica che riguarda, ogni giorno, tutti noi. Siamo tutti funambolici nel cercare un equilibrio psicologico, sociale, politico, tra le nostre frette e il nostro quotidiano. Rivendico la capacità mostruosa che tutti abbiamo di continuare a camminare. Sulla copertina del cd vediamo la situazione dinamica che è necessaria per stare in equilibrio: anche il disco fa questo, crea un equilibrio dinamico.
Parliamo del tour?
Sarà il mio primo vero tour teatrale. Toccherò tutte regioni; organizzare i concerti in Valle d’Aosta e in Basilicata non è stato semplicissimo. Prima di sapere che disco avrei avuto tra le mani era già deciso che il tour sarebbe stato teatrale. Voglio portare sul palco il senso di magia e funambolismo che il disco cerca di comunicare. Vedremo se ci riuscirò.
Il tour di Daniele partirà il 10 marzo da Genova. Sono già andati esauriti i biglietti per le prime quattro date (la data zero di Foligno del 27 febbraio è tra quelle sold out).
Inoltre, il 2 marzo su Sky Arte HD andrà in onda in prima serata uno speciale su “Acrobati”, con immagini esclusive registrate allo studio in cui è nato il disco accompagnate dal racconto di Daniele Silvestri sulla genesi dell’album.