Ca’ Foscari importa eccellenze con Borse UE: da Düsseldorf il rientro del prof. Montefusco

Filologo e storico medievale, Antonio Montefusco porta con sé una borsa di ricerca di 1,5 milioni finanziata dall’European Research Council

L’Università Ca’ Foscari Venezia importa ‘cervelli’ attraverso le borse di ricerca europee. L’ultimo risultato raggiunto grazie a questa strategia in controtendenza riguarda Antonio Montefusco, 36 anni, filologo e storico medievale da anni al lavoro tra Parigi e Düsseldorf, ora riportato in Italia dall’ateneo veneziano, che gli ha offerto una cattedra come professore associato in Filologia medievale e umanistica.

La chiave per una posizione all’università è stato uno Starting Grant dello European Research Council, una prestigiosa borsa di ricerca europea conquistata da Montefusco con un progetto sul plurilinguismo nell’Italia dell’età di Dante. Nel bando 2014 lo European Research Council ha valutato 3.273 progetti: Montefusco è tra i 375 che sono stati finanziati. Tra questi 36 sono italiani, ma molti di loro lavorano all’estero o in diversi casi lasciano l’Italia portando con sé il proprio progetto.

Il reclutamento di studiosi dal profilo elevato ed esperienza internazionale è uno degli elementi di punta del piano di reclutamento del personale docente di Ca’ Foscari, come spiega il Rettore prof. Michele Bugliesi: «Intercettare le eccellenze e incrementare la mobilità in ingresso reclutando persone con profili molto elevati, prioritariamente giovani provenienti da altri atenei, italiani o esteri è uno degli obiettivi principali del Piano di reclutamento del personale docente di Ca’ Foscari. Abbiamo infatti riservato una quota significativa delle risorse  allo sviluppo strategico di particolari settori disciplinari anche attraverso la formula delle chiamate dirette di studiosi con esperienza internazionale o di studiosi che siano risultati vincitori di finanziamenti nell’ambito di specifici programmi di ricerca di alta qualificazione. E’ una strada da percorrere con convinzione, per rendere competitivi i nostri atenei, che anche il Ministero promuove con incentivi crescenti nel riparto del Fondo di finanziamento ordinario».

Il ritorno in Italia

Ca’ Foscari fa la sua parte per invertire questa tendenza, chiamando a lavorare a Venezia un professore che, almeno inizialmente, aveva pianificato di rimanere all’estero.

La dura selezione dello European Research Council ha permesso all’ateneo di assumere il professore per chiamata diretta. Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha autorizzato la chiamata e inoltre finanzierà il 50% del costo della posizione da professore.

Montefusco lascerà il ruolo di «Alexander von Humboldt» fellow alla Heinrich Heine University di Düsseldorf e non traslocherà, come inizialmente previsto, alla parigina  Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales. Ha scelto di tornare in Italia, a Venezia, dove porterà in dote il milione e mezzo di euro finanziato dall’Europa. La borsa gli permetterà di creare il team di ricercatori necessario a portare avanti il progetto quinquennale.

Il progetto BIFLOW

Gli intellettuali di epoca dantesca erano dei poliglotti che usavano il latino per la comunicazione internazionale, un po’ come oggi l’inglese, ma potevano spaziare, a seconda del contesto, tra provenzale e volgare italiano, francese ed ebraico, e così via, in una “sinfonia di linguaggi”, come la definisce Montefusco. I testi scritti dai contemporanei in italiano, ad esempio, potevano essere tradotti in latino per incontrare lettori tra i letterati di altri paesi. E ogni traduzione diventava un’altra versione dello stesso libro. Nell’Italia dei comuni, inoltre, la disponibilità di testi giuridici in volgare era necessaria al governo del territorio.

La ricerca di Antonio Montefusco esplorerà questo plurilinguismo nell’Italia centro-settentrionale tra la metà del XIII secolo e gli inizi del XV, iniziando proprio dalla raccolta sistematica di testi disponibili in più lingue, per giungere alla costruzione del primo catalogo digitale di questi scritti: una vera e propria mappa dell’ambiente plurilingue in cui gli intellettuali erano immersi all’epoca di Dante.

Soggetto dello studio, dunque, più che i testi è la forma mentis degli intellettuali medievali, immersi in un plurilinguismo che per certi versi assomiglia a quello attuale. “Nell’Europa di oggi, come allora, ci troviamo a essere immersi in una situazione di multilinguismo in cui l’inglese accademico accompagna la circolazione dei testi – spiega Antonio Montefusco al telefono da Firenze, dove si trovano alcune delle biblioteche nelle quali condurrà le ricerche. Spesso abbiamo paura di puntare troppo sulle lingue straniere, perché potrebbero danneggiare la lingua madre. Vorrei dimostrare che, in realtà, il multilinguismo è un aumento di ricchezza dal punto di vista della possibilità di comunicare e del significato”.

“C’è poca ricerca in questo campo, perché richiede competenze linguistiche, filologiche, storiche, che gli studi specialistici a cui siamo abituati faticano a mettere assieme – aggiunge il neo-professore – Il catalogo che realizzeremo è una novità: non è mai stato fatto qualcosa di simile. Raccoglieremo tutti i testi che all’epoca di Dante hanno circolato in più di una versione linguistica. Non parliamo di testi classici, ma specificamente di testi medievali dell’età di Dante che fin da subito hanno avuto traduzioni in più lingue.”

Tra gli esempi più noti, il Milione di Marco Polo, originariamente scritto in un francese misto a italianismi, presto rimaneggiato e tradotto in toscano e poi diffuso in tutto il mondo grazie alle varie traduzioni in latino. I Fioretti di San Francesco, invece, erano stati scritti in latino ed ebbero una versione volgare negli anni Settanta del ‘300: le due versioni mostrano differenze significative, ma ebbero una circolazione parallela.

La ‘chiamata’ cafoscarina

“La modalità di reclutamento basata sui progetti innovativi è qualcosa di importante che può immettere fattori di cambiamento dall’interno nel tradizionale sistema universitario italiano – è il commento di Montefusco sulla chiamata cafoscarina – Mi piace anche l’idea che un ricercatore possa avere l’opportunità di tornare nel sistema universitario in cui ha studiato per spendere le competenze migliorate all’estero. Credo che tutti i professori del futuro dovranno aver fatto un’esperienza all’estero”.

A Venezia creerà un gruppo di ricerca multidisciplinare, che lavorerà in collaborazione con Parigi. Figure chiave saranno gli specialisti di manoscritti e catalogazione. Saranno coinvolti ricercatori post-doc e studenti di dottorato.

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