L’addio ai voucher: un’occasione persa?

Il 65% di chi li ha ricevuti a fronte di una prestazione lavorativa ha espresso un giudizio positivo dell’esperienza e un 48% l’ha ritenuto uno strumento adeguato per far fronte a specifiche necessità lavorative. Ma non è servito a far emergere completamente il lavoro in nero

 

Il 17 marzo 2017 sarà ricordato come il giorno dell’abolizione dei buoni lavoro: il Decreto Legge 25/2017 pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed entrato in vigore lo stesso giorno, ha decretato la fine dei cosiddetti voucher. Il 6 aprile scorso, la Camera dei Deputati ha approvato la conversione del decreto in legge senza inserire nessuna nuova proposta per regolamentare il lavoro accessorio aprendo un vuoto normativo che dovrà essere in qualche modo colmato. In molti ipotizzano l’applicazione di strumenti nuovi o già ‘conosciuti’, anche se nessuna delle proposte emerse finora sta convincendo. La conversione in legge del decreto ha permesso, infine, alla Cassazione di bloccare definitivamente, proprio pochi giorni fa, il referendum su voucher e appalti. Intanto i buoni acquistati entro il 17 marzo potranno essere utilizzati per pagare i lavori occasionali e quelli a chiamata fino al 31 dicembre del 2017 e l’unico settore in cui i voucher sono ancora applicabili è l’attività di baby sitting.

In un contesto così complicato, qual è la percezione degli italiani? Come li hanno vissuti, incassati e ricevuti? A chiederselo è Cliccalavoro che ha invitato gli italiani a esprimere la propria opinione in merito a quei ‘buoni’ di cui tanto si è parlato ultimamente.

Non si sono fatte attendere le risposte inviate al portale verticale dedicato alla domanda e all’offerta di lavoro del Gruppo Antevenio, operatore Sud-europeo per le tecnologie di editoria e marketing che ha condotto l’indagine attraverso i suoi 750 mila iscritti alla newsletter e gli oltre 840 mila fan su Facebook: il campione è quasi equamente distribuito tra uomini (al 52%) e donne (al 48%). Il 35% ha un’età compresa tra i 21 e i 40 anni; i 41-50enni sono il 30%, mentre tra i 51 e i 60enni ha risposto il 23%. Oltre i 60 anni l’8% e al di sotto dei 20 il 4%.

Abitano soprattutto al Nord (53%, suddiviso in Nord Est 23% e Nord Ovest 30%), dal Centro ha partecipato al questionario il 24% del campione, il 23% è distribuito tra Sud e Isole.

L’analisi del campione riflette la situazione di difficoltà in cui versa il mercato del lavoro nazionale: il 37% è impiegato, il restante 63% non ha un impiego fisso. Interessante la composizione dei “datori di lavoro/imprenditori”: il 9% dei rispondenti che rappresenta questa categoria è suddiviso tra 32% donne e 68% uomini. Il 63% dei “datori di lavoro” ha dichiarato di aver utilizzato i voucher per pagare le prestazioni accessorie.

I voucher o buoni di lavoro sono noti sia agli occupati sia ai disoccupati: il 93% di chi lavora ne ha sentito parlare/li conosce, il 17% dei disoccupati/inoccupati non conosce questo strumento di pagamento, mentre la rimanente maggior parte (l’83% della categoria disoccupati/inoccupati) ne ha sentito parlare.

L’analisi entra nel vivo con la domanda, rivolta a tutto il campione, Sei mai stato pagato con i voucher?: il 73% delle persone che hanno partecipato al sondaggio non è mai stato pagato con i buoni, il rimanente 27% ha ricevuto i voucher. Questi ultimi hanno riscosso i voucher per il 62% nelle tabaccherie, nel 16% dei casi negli uffici postali e, con percentuali inferiori, in banca (11%), attraverso le INPS Card (6%), infine tramite bonifico bancario (5%). L’analisi delle modalità di emissione, invece, vede sempre i tabaccai in prima linea (nel 39% dei casi), seguiti dal 36% dei voucher cartacei emessi dall’INPS, da quelli telematici (14%), dal 6% dei buoni cartacei degli uffici postali e dal 5% di quelli emessi attraverso le banche popolari.

Introdotti dalla Riforma Biagi nel 2003, i buoni sono stati utilizzati per pagare il cosiddetto lavoro accessorio a partire da 5 anni più tardi e, dal 2008 al 2017, ne sono stati venduti oltre 410 milioni. L’anno in cui ne sono stati venduti di più è il 2015, con circa 115 milioni di voucher attivi, a dirlo sono i dati disponibili sul sito di INPS (www.inps.it) che ha analizzato anche la tipologia di utilizzatori (soprattutto lavoratori con un’età media di 35,9 anni nel 2015) e i settori: ristorazione e alberghiero, sono quelli che li hanno utilizzati di più, poi ci sono commercio e artigiani e commercianti senza dipendenti.

Una conferma allo scenario di applicazione si riscontra nel sondaggio di Cliccalavoro: il 44% delle persone che sono state pagate con i voucher hanno lavorato nel Commercio e servizi; il 19% per lavori domestici; il 13% nel macro-comparto Giardinaggio, pulizia e manutenzione strade, parchi, monumenti; l’11% nel turismo; il 6% per attività legate a manifestazioni sportive, fieristiche, culturali o caritatevoli; infine il 5% nel settore agricolo.

Cliccalavoro ha chiesto anche se le ore pagate corrispondevano con quelle effettivamente lavorate: nella maggior parte dei casi la risposta è affermativa, con un 83% di corrispondenza. Nel 16% dei casi purtroppo no. Indagando più approfonditamente sul 16% che ha risposto “no”, sul saldo della differenza emergono dati sconfortanti: il 42% del campione ha ricevuto la differenza in nero e in contanti, mentre alla maggior parte (pari al 58%) non è stata corrisposta alcuna differenza dovuta.

Il sondaggio del portale dedicato alla domanda e all’offerta di lavoro approfondisce anche l’esperienza con i voucher e, a dispetto della cronaca e del pensionamento di questo strumento di pagamento, il 65% di chi li ha ricevuti a fronte di una prestazione lavorativa ha espresso un parere positivo. Mentre il 35% dei rispondenti lo classifica tra le esperienze negative.

Infine, il 48% dell’intero campione dello studio di Cliccalavoro ritiene che si tratti di uno strumento adeguato; una percentuale pressoché identica (il 49%), invece, non lo considera appropriato. Il 3% va oltre e dichiara che se fosse stato regolamentato meglio sarebbe stato un sistema di pagamento consono.

“Si è parlato e si parla ancora molto dei voucher come strumento di pagamento per il lavoro accessorio – afferma Alice Zucchelli, Responsabile Portali Verticali di Antevenio Italia -. Con il sondaggio di Cliccalavoro abbiamo voluto analizzare il vissuto dei lavoratori, per certi versi un aspetto su cui media ed esperti si soffermano poco. Dalle aspettative, dalle sensazioni e dalle risposte condivise emerge un quadro di interesse e di preoccupazione. L’abolizione ha creato una zona grigia su cui si sta riflettendo e mancano risposte che molti lavoratori stanno aspettando: come verranno pagati i lavori accessori dal prossimo anno? Chi non ha acquistato i voucher prima del fatidico 17 marzo scorso come corrisponderanno il dovuto per i lavori saltuari? Sicuramente questa vicenda avrà ulteriori risvolti che Cliccalavoro continuerà a indagare per costruire un quadro sempre più dettagliato della situazione lavorativa italiana”.

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