Il 65% di chi li ha ricevuti a fronte di una prestazione lavorativa ha espresso un giudizio positivo dell’esperienza e un 48% l’ha ritenuto uno strumento adeguato per far fronte a specifiche necessità lavorative. Ma non è servito a far emergere completamente il lavoro in nero
In un contesto così complicato, qual è la percezione degli italiani? Come li hanno vissuti, incassati e ricevuti? A chiederselo è Cliccalavoro che ha invitato gli italiani a esprimere la propria opinione in merito a quei ‘buoni’ di cui tanto si è parlato ultimamente.
Non si sono fatte attendere le risposte inviate al portale verticale dedicato alla domanda e all’offerta di lavoro del Gruppo Antevenio, operatore Sud-europeo per le tecnologie di editoria e marketing che ha condotto l’indagine attraverso i suoi 750 mila iscritti alla newsletter e gli oltre 840 mila fan su Facebook: il campione è quasi equamente distribuito tra uomini (al 52%) e donne (al 48%). Il 35% ha un’età compresa tra i 21 e i 40 anni; i 41-50enni sono il 30%, mentre tra i 51 e i 60enni ha risposto il 23%. Oltre i 60 anni l’8% e al di sotto dei 20 il 4%.
Abitano soprattutto al Nord (53%, suddiviso in Nord Est 23% e Nord Ovest 30%), dal Centro ha partecipato al questionario il 24% del campione, il 23% è distribuito tra Sud e Isole.
L’analisi del campione riflette la situazione di difficoltà in cui versa il mercato del lavoro nazionale: il 37% è impiegato, il restante 63% non ha un impiego fisso. Interessante la composizione dei “datori di lavoro/imprenditori”: il 9% dei rispondenti che rappresenta questa categoria è suddiviso tra 32% donne e 68% uomini. Il 63% dei “datori di lavoro” ha dichiarato di aver utilizzato i voucher per pagare le prestazioni accessorie.
I voucher o buoni di lavoro sono noti sia agli occupati sia ai disoccupati: il 93% di chi lavora ne ha sentito parlare/li conosce, il 17% dei disoccupati/inoccupati non conosce questo strumento di pagamento, mentre la rimanente maggior parte (l’83% della categoria disoccupati/inoccupati) ne ha sentito parlare.
L’analisi entra nel vivo con la domanda, rivolta a tutto il campione, Sei mai stato pagato con i voucher?: il 73% delle persone che hanno partecipato al sondaggio non è mai stato pagato con i buoni, il rimanente 27% ha ricevuto i voucher. Questi ultimi hanno riscosso i voucher per il 62% nelle tabaccherie, nel 16% dei casi negli uffici postali e, con percentuali inferiori, in banca (11%), attraverso le INPS Card (6%), infine tramite bonifico bancario (5%). L’analisi delle modalità di emissione, invece, vede sempre i tabaccai in prima linea (nel 39% dei casi), seguiti dal 36% dei voucher cartacei emessi dall’INPS, da quelli telematici (14%), dal 6% dei buoni cartacei degli uffici postali e dal 5% di quelli emessi attraverso le banche popolari.
Introdotti dalla Riforma Biagi nel 2003, i buoni sono stati utilizzati per pagare il cosiddetto lavoro accessorio a partire da 5 anni più tardi e, dal 2008 al 2017, ne sono stati venduti oltre 410 milioni. L’anno in cui ne sono stati venduti di più è il 2015, con circa 115 milioni di voucher attivi, a dirlo sono i dati disponibili sul sito di INPS (www.inps.it) che ha analizzato anche la tipologia di utilizzatori (soprattutto lavoratori con un’età media di 35,9 anni nel 2015) e i settori: ristorazione e alberghiero, sono quelli che li hanno utilizzati di più, poi ci sono commercio e artigiani e commercianti senza dipendenti.
Una conferma allo scenario di applicazione si riscontra nel sondaggio di Cliccalavoro: il 44% delle persone che sono state pagate con i voucher hanno lavorato nel Commercio e servizi; il 19% per lavori domestici; il 13% nel macro-comparto Giardinaggio, pulizia e manutenzione strade, parchi, monumenti; l’11% nel turismo; il 6% per attività legate a manifestazioni sportive, fieristiche, culturali o caritatevoli; infine il 5% nel settore agricolo.
Cliccalavoro ha chiesto anche se le ore pagate corrispondevano con quelle effettivamente lavorate: nella maggior parte dei casi la risposta è affermativa, con un 83% di corrispondenza. Nel 16% dei casi purtroppo no. Indagando più approfonditamente sul 16% che ha risposto “no”, sul saldo della differenza emergono dati sconfortanti: il 42% del campione ha ricevuto la differenza in nero e in contanti, mentre alla maggior parte (pari al 58%) non è stata corrisposta alcuna differenza dovuta.
Il sondaggio del portale dedicato alla domanda e all’offerta di lavoro approfondisce anche l’esperienza con i voucher e, a dispetto della cronaca e del pensionamento di questo strumento di pagamento, il 65% di chi li ha ricevuti a fronte di una prestazione lavorativa ha espresso un parere positivo. Mentre il 35% dei rispondenti lo classifica tra le esperienze negative.
Infine, il 48% dell’intero campione dello studio di Cliccalavoro ritiene che si tratti di uno strumento adeguato; una percentuale pressoché identica (il 49%), invece, non lo considera appropriato. Il 3% va oltre e dichiara che se fosse stato regolamentato meglio sarebbe stato un sistema di pagamento consono.
“Si è parlato e si parla ancora molto dei voucher come strumento di pagamento per il lavoro accessorio – afferma Alice Zucchelli, Responsabile Portali Verticali di Antevenio Italia -. Con il sondaggio di Cliccalavoro abbiamo voluto analizzare il vissuto dei lavoratori, per certi versi un aspetto su cui media ed esperti si soffermano poco. Dalle aspettative, dalle sensazioni e dalle risposte condivise emerge un quadro di interesse e di preoccupazione. L’abolizione ha creato una zona grigia su cui si sta riflettendo e mancano risposte che molti lavoratori stanno aspettando: come verranno pagati i lavori accessori dal prossimo anno? Chi non ha acquistato i voucher prima del fatidico 17 marzo scorso come corrisponderanno il dovuto per i lavori saltuari? Sicuramente questa vicenda avrà ulteriori risvolti che Cliccalavoro continuerà a indagare per costruire un quadro sempre più dettagliato della situazione lavorativa italiana”.