Lavoro, con il mercato digitale trasferirsi all’estero non è necessario

Con le nuove professioni, diventa normale lavorare a distanza con pc e smartphone. In UNI nasce il gruppo per le norme sulla privacy, e una ricerca chiarirà quali sono le competenze che le aziende richiedono ai professionisti

Il 90% dei giovani è convinto che sia necessario lasciare l’Italia per trovare opportunità di lavoro adeguate. Mollare tutto e partire non è però una decisione facile da prendere, tanto più se la prospettiva è quella di trasferirsi in una nazione dove ne’ il clima ne’ il cibo sono così invitanti come quelli del Belpaese.

Se l’orientamento attuale dei giovani è quello di andare all’estero per cercare un’occupazione decorosa, nell’era di Internet ci sono d’altra parte dei cambiamenti di scenari che sono destinati a rivoluzionare anche il modo di concepire il lavoro, e che potrebbero indurre un’inversione di tendenza, specialmente nelle nuove professioni: “Molte di quelle attività che un tempo erano vincolate all’ufficio, adesso possono essere svolte con un pc ed uno smartphone da qualunque luogo in cui vi sia una buona connessione di rete – osserva Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy – ed essendo ormai diventato normale lavorare a distanza, non è detto che cambiare fisicamente nazione rappresenti sempre la soluzione ideale. Più che su un eventuale trasferimento all’estero, i giovani potrebbero avere maggiori possibilità di realizzare i loro obiettivi professionali puntando sulle competenze che richiedono multinazionali ed altre grandi realtà, ad esempio quelle necessarie per cogliere le opportunità del mercato digitale. Inoltre, è proprio in Italia che stiamo vedendo gli sviluppi più interessanti, con i lavori in corso per arrivare alla pubblicazione di una norma UNI che definirà i profili dei professionisti della privacy in modo trasparente e in linea con le reali esigenze del mercato.”

Dopo l’indagine preliminare conclusasi con successo nel mese di giugno, lo scorso 8 settembre la Commissione Centrale Tecnica UNI ha infatti approvato la creazione del nuovo Gruppo di lavoro GL 5 “Tecnologie e tecniche per la protezione della Privacy e dei dati personali” (UNI/CT 510/GL 5), che svolgerà l’attività di sviluppo e di manutenzione di norme nazionali e internazionali relative agli aspetti tecnologici e alle tecniche in materia di protezione della Privacy e dei dati personali. Il nuovo GL opererà ad interfaccia nazionale degli organi tecnici “Privacy management in products and services” (CEN/CLC/JWG 8)  e “Identity management and privacy technologies” (ISO/IEC JTC 1/SC 27/WG 5).

Federprivacy, che aveva sollecitato la norma sulla figura del Privacy Officer sin dall’ottobre 2013, ha naturalmente già aderito alla Commissione Servizi di UNI, e sarà membro attivo per seguire direttamente i lavori delle varie norme che saranno adesso sviluppate nel settore della protezione dei dati.

Un importante contributo che sarà presentato ai tavoli di UNI, e che costituirà anche un aiuto concreto per i giovani che devono orientarsi nel mondo del lavoro, verrà dalla ricerca condotta da Federprivacy su un campione di 1.000 aziende con sede in Italia che sono direttamente interessate ad avere specialisti della data protection nel loro organico. I risultati saranno  presentati il 21 ottobre al 5° Privacy Day Forum, occasione in cui gli esperti affronteranno anche gli specifici temi del lavoro, tra i quali il presidente di Confindustria Digitale Elio Catania, che parlerà delle “nuove professioni con il Regolamento Privacy UE ed il Mercato Digitale”, ed il presidente della Commissione Servizi di UNI Stefano Bonetto, che relazionerà su “normazione tecnica e le nuove opportunità per il settore privacy”.

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