Buoni pasto: un sostegno alle famiglie dei lavoratori

Secondo uno studio realizzato dalla Bocconi, l’aumento dell’esenzione a 8 euro e l’introduzione della card genererebbe un aumento del 3,24% del potere d’acquisto per oltre 2,3 milioni di lavoratori italiani che ad oggi utilizzano i buoni pasto

Uno studio per analizzare il mercato dei buoni pasto in Italia dal punto di vista giuridico, economico e sociale, delineando alcune proposte di miglioramento del sistema. Questi gli obiettivi dello studio “I buoni pasto in Italia: effetti economici, impatti sociali e proposte per una riforma del settore” realizzato dalla Bocconi in collaborazione con due delle principali società emettitrici di buoni pasto, Sodexo Motivation Solutions e Day Ristoservice Servizio Buoni Pasto, unite per questo progetto nella ricerca di nuove regole per il settore e di una sostenibilità maggiore per tutti gli attori coinvolti.
Una questione fondamentale quella del welfare in azienda in un’ottica di maggior flessibilità e efficienza, soprattutto nell’ambito di nuovi modelli di gestione HR e della attuale riforma del lavoro. Contesto all’interno del quale il buono pasto acquista un valore fondamentale come servizio sostitutivo di mensa e strumento interamente deducibile e IVA detraibile, fermo purtroppo da oltre 15 anni al valore esentasse di 5,29 euro.
Lo studio dimostra che il buono pasto è un effettivo sostegno alle famiglie dei lavoratori. Secondo le stime oltre 2,3 milioni di dipendenti italiani (di cui il 36% dipendenti pubblici) utilizzeranno buoni pasto nel 2012 per un valore facciale complessivo di circa 3,4 miliardi di euro. Nel 2009, infatti, il valore stabile del buono pasto è anche riuscito ad ammortizzare gli effetti della crisi, garantendo al lavoratore (su un buono pasto da 5,29) un potere d’acquisto superiore del 1,71%. Lo studio dedica una prima sezione alla stima di tutti gli impatti economici (consumi, crescita, reddito alle famiglie) e fiscali del sistema dei buoni pasto come è oggi, ovvero valuta gli impatti negativi sull’economia che deriverebbero da una cancellazione del buono pasto con relativo impoverimento del reddito delle famiglie e dei consumi. Infatti, rispetto alla moneta, il buono pasto stimola il consumo da parte dei dipendenti beneficiari e obbliga ad un! a fatturazione finale per ottenere il pagamento del suo valore da parte della società emettitrice; questo permette di garantire 306 milioni di euro di Pil e 438 milioni di euro di risorse fiscali per l’Erario all’anno (stima per il 2013).
Dall’analisi degli effetti sulla crescita, sui consumi e sul reddito, Day Ristoservice Servizio Buoni Pasto e Sodexo Motivation Solutions hanno elaborato alcune proposte di modifica del settore con l’obiettivo di incrementare l’efficacia e l’efficienza del servizio. Le proposte analizzate riguardano l’aggiornamento del valore esentasse, l’introduzione dei buoni pasto in formato elettronico, nonché un nuovo modello fiscale ispirato a quello francese e in linea con la bozza della direttiva europea sui voucher. L’aumento del valore esentasse – fermo dal 1997 – è stato valutato e proposto in relazione all’aumento dei costi dei beni alimentari, i quali raggiungeranno nel 2013 un’inflazione di quasi il 50% rispetto al 1997, crescita che giustifica un aumento dell’esenzione da 5,29 a 8 euro. Tale misura, se accompagnata da un analogo aumento del valore facciale medio del buono, genererebbe un aumento! del 3,24% del potere d’acquisto del lavoratore ed una crescita del PIL tra i 93 e i 291 milioni di euro.
Seconda fondamentale proposta di riforma, l’introduzione del buono pasto elettronico, in grado di garantire tracciabilità, efficienza gestionale e controllo delle anomalie d’utilizzo dei buoni da parte degli attori della filiera, riportando il buono pasto al suo originario scopo di servizio sostitutivo di mensa.
Una riforma del settore che dovesse prevedere l’aumento dell’esenzione a 8 euro congiuntamente con l’introduzione della Card, potrebbe essere una modalità per coniugare crescita dei consumi, maggiore potere d’acquisto delle famiglie e maggiore efficienza del servizio per i differenti attori coinvolti, risultando neutrale sul piano fiscale per lo Stato.
Lo studio, muovendo anche dalla recente proposta di Direttiva della Commissione Europea in materia di imposte sui voucher e dal benchmark con modelli fiscali differenti già adottati in altri Paesi europei, analizza inoltre gli impatti di un nuovo schema di funzionamento e regolamentazione del servizio, proiettandosi nel futuro e prevedendo la necessità di trovare nel lungo periodo una regolamentazione coerente sul piano europeo.

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